A Gardigliano di Scorzè (VE) la Costampress, industria metalmeccanica specializzata pressofusione di stampi in alluminio e leghe leggere per il settore dell’automotive, sta passando un periodo di crisi.
Non è la prima volta nella sua storia, ma la richiesta di cassa integrazione guadagni per 125 dipendenti, a partire dal 27 ottobre 2025, è un segnale di allarme che non si deve sottovalutare.
I sindacati sono in fibrillazione.
L’antefatto per il rilancio
Era solo il mese di maggio 2025, quando, per avviare un piano di rilancio dell’azienda, il fondo di private equity Accursia acquisiva il 100% delle azioni di Costampress S.p.A.
Fondata nel 1971, Costampress è nel settore delle pressofusioni in alluminio ed in grado di seguire il cliente lungo tutto il processo produttivo dallo progettazione allo sviluppo e realizzazione degli stampi e produzione massiva dei pressofusi finiti.
Specializzata sull’industria automobilistica, la sua storia è cadenzata da brevetti e specializzazioni e certificazioni di qualità che le hanno aperto settori quali filtri idraulici, idropulitrici ad alta pressione, robotica, sistemi di riscaldamento e altri componenti industriali.

Essa esporta il 62% dei suoi prodotti nei paesi europei (in particolare Germania, Spagna, Slovacchia, Polonia e Romania), con il restante distribuito in Italia (15%) e altri mercati globali tra cui Russia, USA, Messico e Uzbekistan.
Se al nostro lettore dicono qualcosa le Nazioni citate, capirà bene come proprio dall’automotive potrebbe essere arrivato uno dei motivi di instabilità dell’impresa di Scorzè e come poco strategico potrebbe essersi rivelato il piano Accursia per varare una nuova piattaforma nei settori della pressofusione e stampi, rafforzando la sua posizione nella catena di fornitura automobilistica europea.
Con quali clienti: Gruppo Audi, Porche, Volkswagen, Seat o Stellantis con Peugeot, Renault e Fiat?
Ecco, quello che mirava ad un ruolo da primario player nel settore della pressofusione, si trova a giocare le sue carte al tavolo di crisi regionale.
La situazione odierna
Per Costampress, dopo un periodo di crisi che toccò il suo apice nel 2009 e che fu caratterizzato anche allora dalla richiesta delle Cassa integrazione, nei cinque anni che seguirono le cose migliorarono al punto che nel 2014 la ditta era passata da 60 a 130 dipendenti e chiedeva di potersi allargare dai 6.500 mq coperti ad ulteriori 3.000 mq per aumentare la produzione ed il personale.
L’azienda di Scorzè, però, poco più di dieci anni dopo si trova con 145 dipendenti e, come detto, nei giorni scorsi ha presentato alla Regione richiesta di cassa integrazione ordinaria, a partire dal 27 ottobre e per 13 settimane, per tutti i 125 dipendenti diretti.
I Sindacati
Cristian Modesto di Fiom-Cgil avrebbe suonato così il suo campanello d’allarme:
“E’ concreto il rischio di cessazione dell’attività a seguito del blocco dei conti corrente dell’azienda e dell’atteggiamento del Fondo che non sta fornendo spiegazioni su quel che sta accadendo”
Anche Fim-Cils per bocca del segretario provinciale Matteo Masiero, avrebbe ammonito:
“L’azienda non deve essere svuotata”.
Negli ultimi incontri avuti con il management, infatti, ai dipendenti sarebbe stato comunicato che:
- l’azienda avrebbe alcuni conti correnti bloccati causa il mancato pagamento di una rata da 270 mila euro dovuta agli istituti di credito con i quali era stato rimodulato il rientro dai debiti.
- Per recuperare la liquidità necessaria al funzionamento dell’azienda, una parte dei macchinari utilizzati nella produzione di stampi sarebbe stata venduta per essere “riaffittata”.
Come i gamberi insomma: anziché mettere a reddito il proprio capitale, lo si aliena per accollarsi il debito del riaffitto: che un macchinario sia meno energivoro se è di terzi che non in proprietà? O non sarà che, se in affitto, del macchinario devi pagare le spese di gestione oltre, appunto, all’affitto?
Chi di questi tempi è disposto a mettere la liquidità per provare a far funzionare l’azienda, però, sembra avere anticipatamente messo al riparo la sua moneta, rimanendo proprietario dei macchinari anche dopo un eventuale crac aziendale. Fantascienza?
Prospettive
Se questo è il clima, dunque, hanno proprio di che preoccuparsi i rappresentati dei lavoratori quando avvertono che:
“Il crinale intrapreso è pericoloso”,
anche perché a Scorzé, gli stessi attori starebbero recitando il copione andato in scena a Ponte di Piave dove sempre Accursia aveva acquistato nel 2022 Likum, azienda in crisi che si occupava di progettazione e produzione di stampi per materie plastiche.
Nel mese di luglio – ne scrivemmo anche noi – in piena crisi aziendale, il Fondo tedesco ha venduto la Likum ad una neo-costituita società rumena, la Fast Effective Solution 360 srl, con risultato che poi quella ha chiuso definitivamente gli stabilimenti di Ponte di Piave e Oderzo.
In Regione l’ennesima pezza al pantalone (ovvero: tanto paga Pantalone)
Mentre per la Likum in Regione si è arrivati a garantire la cassa integrazione straordinaria per cessata attività fino al 31 dicembre 2025, per i 79 lavoratori, cosa di meglio potrebbe toccare a quelli della Costampress?
Ecco, del futuro di Gardigiano di Scorzé, si è già parlato all’Unità di crisi della Regione Veneto dove, però, il Fondo tedesco ha mandato un avvocato. Il prossimo incontro è fissato a giorni, quando da Accursia ci si aspetta di sapere cosa intenda fare di Costampress.