Dopo il recupero dell’auto Renault Captur dal Sile, davanti al porticciolo dell’osteria “Da Nea” a Silea, la Procura di Treviso ha aperto un fascicolo d’inchiesta, al momento senza indagati e ipotesi di reato.
Gli inquirenti intendono fare chiarezza sul dramma familiare che ha riguardato i fratelli Rosita e Mauro Dal Corso e la mamma Maria Bovo, residenti a Mirano, i cui corpi sono stati tutti ripescati dal Sile: i primi due, di 55 e 52 anni, nell’auto a Silea, mentre la terza, 77enne, tra Roncade e Meolo.
La sorella della 77enne ne aveva denunciato la scomparsa lo scorso 9 ottobre. Il giorno successivo però, 10 ottobre, è stato rinvenuto il corpo di Maria Bovo.
E’ stato solo in quel momento che ci si è accorti dell’assenza dei figli Rosita e Mauro, i cui cadaveri sono stati ritrovati nell’auto sei giorni più tardi, appunto il 16 ottobre.
Il giallo
Come raccontato da Prima Treviso, l’autopsia eseguita sul corpo di Maria Bovo ha ribaltato quello che inizialmente si presumeva un gesto estremo. Nei polmoni della 77enne non è stata trovata acqua, quindi l’annegamento non rappresenta la causa del decesso.
Tale circostanza, unita alla scomparsa dei figli ha alimentato ancora di più il mistero, fino a quando non è stata rinvenuta la Renault Captur nel Sile.
Sembrerebbe infatti che nel veicolo, prima dello schianto nel fiume, ci fossero tutti e tre: mamma Maria e i figli Rosita (alla guida perché l’unica con la patente) e Mauro.

La 77enne, dopo l’impatto col Sile, sarebbe stata sbalzata fuori dall’auto e poi trascinata per diversi metri dalla corrente, fino al punto in cui è stato rinvenuto il suo corpo. Quando è stata tirata fuori dall’acqua, l’auto aveva tutte le portiere chiuse, ma il bagagliaio aperto, ragione per cui si ipotizza che la mamma possa essere stata rinchiusa lì.
I Carabinieri intendono visionare le immagini delle telecamere di videosorveglianza vicine alla zona dove è stata ripescata l’auto per capire l’orario in cui è finita nel Sile, presumibilmente di notte. Sui corpi di Mauro e Rosita è stata disposta l’autopsia che sarà effettuato dall’anatomopatologo Alberto Furlanetto.
La pista più plausibile, al momento, pare quella di una tragedia della disperazione. Nonostante fossero una famiglia unita, è emerso che Rosita soffriva da tempo di un forte disagio, mentre Mauro era seguito da un centro di salute mentale.
Gli inquirenti intendono capire se davvero tutti e tre avevano deciso di farla finita e per quale ragione.