Dalla scorsa settimana è diventato ufficiale il nome di Alberto Stefani, segretario regionale della Liga Veneta, come candidato per il Centrodestra alle elezioni regionali in Veneto del prossimo 23 e 24 novembre. Una nomina arrivata dopo diversi tavoli di trattative interne tra i partiti della coalizione, con Fratelli d’Italia che non aveva mai nascosto la volontà di candidare un suo esponente per la corsa a Palazzo Balbi, considerando il sorpasso in Veneto, in termini di preferenze alle Politiche 2022 e alle Europee 2024, sulla Lega.
Ma tali ambizioni da parte del partito della Premier Meloni, nonostante la decisione di lanciare il leghista Stefani come candidato governatore, non si sarebbero placate e ora la “disputa” si sarebbe spostata sul piano degli assessori regionali. In tal senso si potrebbe spiegare la sparizione della lista civica di Zaia e del suo nome dal simbolo elettorale.
Zaia: “Forse sono un problema per qualcuno”
La figura di Luca Zaia, Presidente di Regione Veneto dal 2010 a oggi, rappresenta sicuramente un elemento cruciale in vista delle prossime elezioni regionali. La volontà della Lega è infatti quella di puntare anche sulla sua influenza, mettendolo come capolista, per incidere in qualche modo sulle scelte ai seggi.
Ma proprio in queste ore, è successo che siano spariti la sua lista civica e il suo nome dal simbolo elettorale. Tale circostanza è stata commentata così dal governatore uscente:
“Forse io e il mio cognome siamo un problema per qualcuno. Vedremo di farlo diventare un problema reale. Non c’è nulla di deciso sul mio ruolo alle prossime Regionali. Prendo atto che prima sparisce la Lista Zaia, poi anche il mio nome dal simbolo”.
Come mai si è verificata una situazione simile? Secondo fonti interne alla coalizione, lo stop sarebbe la conseguenza diretta di un accordo siglato tra i vertici nazionali del centrodestra.
In particolare, Fratelli d’Italia avrebbe posto il veto sulla “Lista Zaia” e sull’utilizzo del suo nome in campagna elettorale, in cambio dell’appoggio alla candidatura di Alberto Stefani (Lega) come governatore.
Ma dietro a questa scelta si nasconderebbe una logica di equilibri. Le recenti consultazioni, dalle Politiche 2022 alle Europee 2024, hanno mostrato un netto vantaggio di Fratelli d’Italia (oltre il 30%) sulla Lega (intorno al 13-14%).
Tuttavia, l’ombra lunga di Zaia potrebbe cambiare gli equilibri: il governatore veneto, tra i più popolari d’Italia, resta un potentissimo catalizzatore di consensi personali. FdI teme che la presenza del “Doge” possa ridurre, se non annullare, il distacco tra i due partiti.
Il tema degli assessori
Sciolta la tematica su chi candidare a Presidente di Regione in Veneto, la “diatriba” interna alla coalizione di Centrodestra si è spostata sul piano degli assessori regionali.
Fratelli d’Italia, consapevole del sorpasso in Veneto sulla Lega, ambisce ad avere almeno cinque posti in Giunta (a partire dal vicepresidente ma anche dall’assessore alla Sanità).
Dal canto suo, Forza Italia non sembra voler fare un passo indietro. Il leader Antonio Tajani, infatti, ha dichiarato che non ci sia alcun accordo preventivo sugli assessorati, ma che il suo partito non intende accontentarsi un solo incarico. Se così sarà vuole avere l’assessorato alla Sanità per Flavio Tosi.
In tal senso, se gli assessori sono otto in totale, cinque li “pretende” Fratelli d’Italia e Forza Italia ambisce ad averne almeno un paio, ciò vuol dire che la Lega potrebbe restare, oltre al ruolo del Presidente, solo con un assessorato.
Ma il Carroccio, messo alle strette dalla “morsa” degli alleati dopo il via libera a Stefani, vuole mantenere una posizione di primo piano nella coalizione in Veneto e per questo motivo è consapevole che la presenza di Zaia come capolista possa spostare notevolmente l’ago della bilancia.
Mancano meno di due settimane alla presentazione delle liste elettorali per le elezioni regionali, ma prima di allora ci sarà da aspettarsi di tutto.
Martella (PD): “Accordo del Centrodestra è offesa ai veneti”
In merito a questo argomento si è espresso anche Andrea Martella, segretario regionale del Partito Democratico in Veneto, sostenitore del candidato Giovanni Manildo nel Centrosinistra:
“Dopo mesi di telenovela su chi dovesse fare il candidato, il centrodestra veneto trova finalmente un’intesa: non sul programma, non sulle idee, ma sulla spartizione delle poltrone di giunta.
Una vergognosa trattativa – rivelata dai giornali con la pubblicazione dei ‘contratti elettorali’ sottoscritti tra le parti – per stabilire in anticipo chi avrà cosa, quante deleghe, quanti posti, quante poltrone. È l’ennesima dimostrazione di quanto questa destra sia lontana dalle persone e dai problemi reali del Veneto.
Dopo settimane di rinvii, di silenzi e di trattative condotte a Roma, viene fuori la verità: il centrodestra si accorda solo sul potere, come se la Regione fosse cosa propria, da spartire in quote e percentuali.
È un atteggiamento di una arroganza inaudita e un insulto ai cittadini, che invece attendono proposte su sanità, lavoro, casa, ambiente, giovani, sicurezza. Condito poi dei continui litigi che denunciamo da mesi, e che vediamo anche in queste ore: con le proteste di Forza Italia che reclama più deleghe e la Sanità. Uno spettacolo desolante“.