Sta facendo scalpore sulla stampa nazionale – purtroppo tra gli italiani al bar, neanche tanto – quanto emerge in merito alle prossime Olimpiadi invernali di Milano Cortina o, meglio, al malaffare che starebbe accompagnando l’avvicinamento all’importante appuntamento sportivo.
Le origini
Dai loro albori, le Olimpiadi invernali, nate nel 1901 come “Giochi nordici”, disputate per anni in Svezia e riservate ai soli Paesi nordici, appunto, hanno attratto un interesse sempre crescente e patito le vicissitudini del loro tempi. Come tali, si sono presentate, per la prima volta a Chamonix dal 25 gennaio al 5 febbraio nel 1924, e da cento anni sono un evento fisso quadriennale per le discipline sportive invernali.
Da allora se ne sono disputate 24 edizioni e i partecipanti sono passati dai 258 del 1924 ai 2871 dei Giochi di Pechino nel 2022. Ora tocca a Cortina.
La preparazione italiana
In Italia si è costituita la Fondazione Milano Cortina 2026, con lo scopo di occuparsi di tutte le attività di organizzazione, promozione e comunicazione degli eventi sportivi e culturali relativi ai Giochi Olimpici e Paralimpici Invernali del 2026. è stata fondata 9 dicembre 2019.
Sin dalla costituzione della Fondazione, i Giochi invernali hanno destato molto interesse e se ne è molto parlato: in Veneto, ad esempio, per la discussione sorta attorno alle opportunità di costruire una nuova pista da bob o sulla possibilità di avere qui anche il palazzetto del ghiaccio. Altri motivi di preoccupazione risalgono, si saprà, ai problemi di viabilità ai quali la Regione Veneto si è dedicata immediatamente ma che frane e smottamenti sulla Strada Statale Alemagna verificatisi quest’estate hanno in qualche modo minato, non potendosi prevedere prossimi eventi franosi dovuto al cambiamento del clima. Altro filone che attirò l’interesse investigativo riguardò gli appetiti in tema di urbanistica nel territorio che si prepara alla ospitalità dei Giochi.

Oggi
Oggi se ne parla per le notizie di cronaca che portano alla ribalta le prossime Olimpiadi invernali di Milano Cortina per infiltrazioni mafiose nel sistema degli appalti affidati per la realizzazione delle opere necessarie al loro svolgimento.
Gli indagati
I sospetti degli italiani al bar, si sono materializzati addirittura con la comparsa di tre indagati tra i quali due fratelli in qualche modo legati al ondo dello sport: apparterrebbero, però ad una frangia poco edificante del mondo sportivo, ovvero la rete criminale degli ultras della Lazio.
Il grande “Reset”
Proprio “Reset” la Direzione distrettuale antimafia di Venezia ha deciso di chiamare l’inchiesta che ha portato i Carabinieri di Cortina d’Ampezzo agli arresti effettuati ieri, 8 ottobre 2025.
Gli indagati avrebbero tentato di infiltrarsi nel sistema degli appalti per le Olimpiadi invernali e sono accusati di estorsione aggravata dal metodo mafioso allo scopo di condizionare il mondo economico che gravita attorno all’evento e non solo.
Non solo perché, sembra che prima di arrivare al cuore del sistema, il malaffare abbia già preso il controllo di spaccio di droga ed esercizi dediti alle attività di spettacolo quali bar e discoteche.
Il comunicato stampa dell’Arma
Quanto poco sopra sintetizzato trova dettagliata spiegazione nel Comunicato stampa del Comando Provinciale dei Carabinieri di Belluno al quale vi rinviamo, ma il cui incipit fa proprio così:
“Nella mattinata odierna, a Cortina d’Ampezzo (BL) e a Roma, i Carabinieri della Compagnia di Cortina d’Ampezzo, supportati da quelli dei Nuclei Investigativi di Belluno e della Capitale, sotto il coordinamento della Procura di Venezia, hanno eseguito un’ordinanza di misure cautelari emessa dal GIP di Venezia, su richiesta di quella DDA, a carico di 3 soggetti (1 destinatario di ordinanza di custodia cautelare in carcere, 1 di ordinanza di custodia cautelare arresti domiciliari, 1 di obbligo di dimora a Roma), gravemente indiziati, a vario titolo e in concorso tra loro, di “estorsione” aggravata dal “metodo mafioso” ai sensi dell’art. 416 bis.1 c.p. (ossia il comportamento tipicamente mafioso che genera timore e assoggettamento). Contestualmente, sono stati eseguiti dei decreti di perquisizione nei confronti di altre 4 persone, indagate per concorso negli stessi reati.
L’operazione, convenzionalmente denominata “Reset”, è il risultato di un’indagine avviata nel giugno 2024 dall’Autorità Giudiziaria antimafia, che, a propria volta, rappresenta lo sviluppo di un’attività in materia di stupefacenti coordinata dall’Autorità Giudiziaria ordinaria di Belluno risalente alla fine del 2022”.
Siamo in tempo per la ripartenza?
La rete mafiosa avrebbe agito in modo “classico”, arrivando a minacciare Amministratori del Comune di Cortina, mentre emergerebbero conflitti di interesse, pressioni politiche, rapporti non trasparenti tra i privati e la pubblica amministrazione.
Si pensi, quanto a queste commistioni, che pochi giorni fa, il massimo indiziato in questa inchiesta, Manfredi Catella, ha inaugurato il villaggio olimpico conseguito alla riqualificazione dell’ex scalo ferroviario di Porta romana. Un giro d’affari milionario perché dopo i Giochi verrà convertito in studentato ed era finito nei fascicoli della Procura, al pari di altre importanti opere quali il “Palaitalia” o l’Arena “Santa Giulia”.
Dall’Alpe alla “Piramide”
Dall’Alpi alla “Piramide”, insomma, si estenderebbe l’ombra che oscura la strada verso Cortina 2026: una fitta rete di corruzione, speculazione edilizia e illecite procedure concorsuali in nome di una bieca spartizione degli affari.
Rispetto del Codice degli Appalti e di un Codice di comportamento Etico che dovrebbero guidare l’azione amministrativa ed operativa, starebbero venendo meno a discapito delle legalità tanto nelle procedure che nei comportamenti.
Al lavoro, oltre ai Magistrati di Venezia, c’è la Procura di Milano che ha chiesto i domiciliari per il citato Catella, ad esempio,
Eppure un protocollo c’era
Poiché non era difficile pensare, nel nostro Paese, che qualcosa potesse capitare, le Istituzioni nel mese di aprile 2022, si erano già dotate di un protocollo antimafia per le Olimpiadi Milano Cortina 2026: era infatti il 27 di quell’aprile la proposta del procuratore aggiunto Alessandra Dolci, coordinatrice della Direzione distrettuale antimafia di Milano. Relativamente alle possibili infiltrazioni mafiose in merito alle Olimpiadi Milano Cortina 2026, la Procuratrice definì un protocollo antimafia seguendo l’esempio di quello realizzato in occasione di Expo 2015 che era risultato particolarmente efficace.
Peccato poi che l’efficacia fosse stimata sul numero delle interdittive antimafia: 66, emanate per limitare le infiltrazioni mafiose.