È trascorso un anno dalla morte di Giacomo “Jack” Gobbato, il 26enne che la sera del 21 settembre 2024 non esitò a intervenire per difendere una giovane aggredita in corso del Popolo, a Mestre.
Un gesto di coraggio e generosità pagato con la vita: il ragazzo fu accoltellato dall’aggressore, poi fermato dopo aver tentato un’ulteriore rapina. Il suo assassino è in carcere, condannato all’ergastolo.
Un anno dalla morte di “Jack” Gobbato
E’ proprio in corso del Popolo che centinaia di persone si sono ritrovate domenica 21 settembre 2025, per ricordare Jack nel luogo della sua morte.
Una cena di quartiere, promossa dal centro sociale Rivolta – di cui il giovane era attivista – ha trasformato la memoria in un momento di partecipazione collettiva.
“Un anno fa Jack è stato ucciso e questa città ha reagito con il cuore in mano, di fronte alle tante, troppe mancanze di un’amministrazione che per 10 anni ha puntato sulle soluzioni sbagliate. Ma Jack è stato ucciso anche perché per strada quella sera, non c’era nessuno.
Da un anno Jack non è più con noi. Vogliamo riempire questo vuoto dando vita, tutti e tutte, alle strade della nostra città, per abituarci di nuovo a viverla. Perché sarà più sicura solo se la vivremo insieme”, scrivono gli amici del centro sociale.

A Mestre, però, la percezione di insicurezza rimane forte. Corso del Popolo e l’area intorno alla stazione continuano a essere considerate zone rischiose, soprattutto di sera. Né i presidi militari hanno restituito serenità: molti residenti preferiscono chiudersi in casa, come in un territorio di guerra.
Una sconfitta, secondo amici e familiari di Jack, convinti che la risposta debba essere l’opposto: riappropriarsi degli spazi urbani, vivere le strade e le periferie, ricostruire comunità e solidarietà.

“Da anni le cene di quartiere ridanno vita a spazi della città che quotidianamente sono visti come angoli di abbandono e “degrado”. L’esercizio è semplice: dimostrare una volta all’anno come potrebbe essere un posto se ogni giorno fosse vissuto dalla cittadinanza, con attività, progetti ed una presenza fissa che lo anima.
L’energia e gli scambi, anche tra culture diverse, che ad ogni cena abbiamo vissuto insieme a centinaia di persone non sono spiegabili a parole e ci parlano della voglia debordante di un’alternativa concreta per il futuro di tutti e tutte, a partire da cose semplici ma fondamentali come il mangiare insieme, condividere il tempo e il cibo”.