Canone demaniale 2020, non verrà ridotto. Unionmare Veneto: "Decisione incomprensibile e deleteria" - VIDEO
Parere negativo alla richiesta di riduzione del 50% del canone relativo all’anno 2020. Il presidente Berton: "Daremo battaglia".
Il presidente di Unionmare Veneto, Alessandro Berton, critico in merito alla decisione dell’Agenzia del Demanio (comunicata al comune di Jesolo) di dare parere negativo alla richiesta di riduzione del 50% del canone relativo all’anno 2020.
La protesta
“Decisione incomprensibile e che rischia di diventare deleteria e dannosa per molti imprenditori. Non è così che si aiuta uno dei più importanti comparti dell’economia italiana, quello del turismo, a rialzarsi, dopo le gravi conseguenze dovute all’emergenza sanitaria. Pronti a dare battaglia”.
Così il presidente di Unionmare Veneto, Alessandro Berton, in merito alla decisione dell’Agenzia del Demanio (comunicata al comune di Jesolo) di dare parere negativo alla richiesta di riduzione del 50% del canone relativo all’anno 2020, sostenendo che “non ricorrono i presupposti per potere accogliere le istanze”. Su questo versante Unionmare Veneto aveva presentato ufficialmente una istanza, appellandosi ad una legge vigente.
“La nostra istanza – spiega il presidente di Unionmare Veneto, Berton – partiva da due riferimenti
normativi importanti: la Legge Finanziaria del 2006 e un articolo del codice della navigazione che identificano la possibilità di richiedere la riduzione del canone demaniale per una minore fruizione del bene demaniale oggetto della concessione stessa. E’ del tutto evidente che la stagione 2020 non solo è partita in ritardo di oltre un mese rispetto ai tempi consueti, ma è stata fortemente condizionata dall’emergenza epidemiologica che, ad inizio stagione, era ancora in corso. Com’è possibile che l’Agenzia del Demanio non abbia tenuto conto di queste oggettive defezioni, facilmente riscontrabili, che abbiamo avuto nella stagione appena conclusa?”.
Con grande senso di responsabilità il comparto turistico, balneare nella fattispecie, del Veneto, da Bibione ad Albarella, aveva riavviato la grande macchina del turismo, garantendo anche la continuità occupazionale.
“Abbiamo permesso a migliaia di lavoratori di trovare ancora occupazione nel turismo, nonostante le molte difficoltà e questa è stata la risposta della burocrazia”.
Il commento di Leonardo Ranieri
“Ancora una volta la burocrazia fa il suo percorso e la politica non riesce ad imporre il proprio credo - spiega Leonardo Ranieri, vice presidente nazionale Sib – Sindacato italiano balneari - Ci viene detto che non viene riconosciuta la riduzione del canone demaniale perché il Covid-19 non viene considerato come una calamità naturale: ma se non è una calamità questo, cosa lo dovrebbe essere? E tutto questo mentre lo stesso Governo decide di prorogare lo stato di emergenza di altri mesi. Ci aspettavamo almeno l’apertura di una discussione che potesse arrivare, se non alla riduzione del 50% del canone, almeno di una riduzione che tenesse conto dei due, tre mesi in cui siamo rimasti completamente senza lavoro”.
"Chiederemo un incontro urgente in Regione"
Da parte sua Unionmare Veneto non intende fermarsi qui.
“Riteniamo una palese ingiustizia – insiste il presidente Berton – questa volontà di non aiutare i gestori, impedendo di risollevarsi attraverso la riduzione dei canoni demaniali. Non appena il presidente Luca Zaia nominerà l’assessore al demanio, chiederemo un incontro urgente. Parallelamente abbiamo già chiesto un altro incontro, questa volta con il sottosegretario all’economia Pierpaolo Baretta. A lui faremo innanzitutto presente che i concessionari demaniali del Veneto (con 150 km di costa) contribuiscono per il 13% dell’incasso del Paese in fatto di canoni demaniali, in pratica più di tutti gli altri. Quindi chiederemo che il Governo cambi la sua posizione su questa situazione, riconoscendo il Covid-19 come una calamità naturale che ci ha impedito di lavorare per la prima parte della stagione e in modo ridotto nel resto dei mesi e che possa essere concretamente valutata la riduzione di almeno i primi due mesi di canone demaniale, corrispondenti al periodo in cui non abbiamo lavorato. E’ una questione di giustizia e di buon senso”.