GIUSTIZIA

Licenziato per 280 euro d'ammanco si suicida: la famiglia porta Metro Italia in Tribunale

Colpevole d'aver fatto risparmiare le spese di spedizione ad alcuni clienti, ristoranti del centro di Venezia

Licenziato per 280 euro d'ammanco si suicida: la famiglia porta Metro Italia in Tribunale
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Dopo quasi 30 anni di lavoro al servizio del gruppo Metro, un 55enne di Piove di Sacco, nel Padovano, si è tolto la vita domenica 11 agosto 2024 dopo essere stato licenziato dall'azienda e a pochi giorni dopo l'arrivo della lettera di licenziamento, per presunte irregolarità nelle procedure interne. Tutto per un errore contestato che ha causato un danno di poche centinaia di euro.

La famiglia del 55enne ex dipendente della Metro Italia di Marghera ha avviato un'azione legale contro la società, ritenendola corresponsabile.

Il suicidio dopo la lettera di licenziamento

Il lavoratore, da quasi trent'anni alle dipendenze della catena di distribuzione all'ingrosso, era stato licenziato in autunno.

Secondo i familiari, il provvedimento avrebbe avuto un impatto devastante sulla stabilità emotiva del lavoratore, già provato da un periodo di fragilità psicologica.

Viveva a Marghera con la moglie e due figli adolescenti. Dopo giorni di silenzio e isolamento, segnati da un crescente senso di disperazione, si è tolto la vita lasciando dietro di sé poche righe di addio, in cui faceva riferimento esplicito alla perdita del lavoro come fattore determinante.

Suicidio a Marghera, il ricorso in Tribunale

I legali della famiglia hanno presentato ricorso presso il Tribunale del Lavoro di Venezia, chiedendo un risarcimento di ventiquattro mensilità per gli eredi e sostenendo che il licenziamento sarebbe stato gestito senza le dovute cautele, ignorando le condizioni personali del dipendente e senza predisporre alcun supporto psicologico o di reinserimento.

L'azienda gli contestava un ammanco di 280 euro in 14 casi: in pratica, il lavoratore si occupava di ristoranti a Venezia a cui venivano recapitati generi alimentari e per fare un "favore" ai clienti, aggiungeva talvolta agli ordini delle confezioni di gamberi in più (ben sapendo che in magazzino erano esaurite), in modo da far salire l'ordine sopra la soglia di 250 euro e quindi far risparmiare loro le spese di spedizione (20 euro).

Metro Italia ha dichiarato di aver seguito tutte le procedure previste dalla normativa vigente.

La vicenda ora passerà al vaglio del giudice, che dovrà valutare se esistano responsabilità oggettive da parte dell’azienda e quale possa essere il risarcimento, non solo economico, per una famiglia che chiede giustizia, ma che soprattutto cerca risposte su come si sia potuti arrivare a un epilogo tanto drammatico.

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