originario del Lido di Venezia

Il cooperante veneziano Alberto Trentini prigioniero in Venezuela dal 15 novembre: è accusato di terrorismo

Le accuse, però, non sono mai state formalizzate e il suo caso rientrerebbe nelle cosiddette "desapariciones forzadas" (sparizioni forzate). Il Ministro degli Esteri Antoni Tajani: "Stiamo lavorando con determinazione e discrezione"

Il cooperante veneziano Alberto Trentini prigioniero in Venezuela dal 15 novembre: è accusato di terrorismo
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La situazione di Alberto Trentini, cooperante veneziano arrestato in Venezuela il 15 novembre, si complica. Dalle indiscrezioni emerse in questi giorni, il 45enne originario del Lido di Venezia sarebbe stato incarcerato perché accusato di collaborare con frange ribelli impegnate nell'organizzazione di un'insurrezione contro il governo. Per il regime di Nicolás Maduro, quindi, è considerato alla stregua di un terrorista. Ma vediamo nel dettaglio le ragioni di questa nuova vicenda di diplomazia internazionale che vede coinvolta la nostra Penisola dopo il recente caso di Cecilia Sala.

"Stiamo lavorando con determinazione e discrezione – ha dichiarato il Ministro degli Esteri, Antonio Tajani – per riportare a casa Trentini, così come abbiamo fatto con altri italiani in situazioni simili".

Alberto Trentini, prigioniero in Venezuela dal 15 novembre

Trentini è stato fermato il 15 novembre 2024 insieme all'autista della Ong “Humanity & Inclusion” a un posto di blocco a Guasdalito, vicino al confine con la Colombia, in un'area nota per la presenza di gruppi guerriglieri.

La Direzione generale del controspionaggio militare venezuelano (Dgcim) ha perquisito il cooperante e, secondo quanto riportato, nel suo cellulare sarebbero stati trovati messaggi con dissidenti.

Il cooperante veneziano è accusato di terrorismo

In merito alle accuse per cui è stato incarcerato c'è ancora poca chiarezza, tuttavia, come riportato da Il Mattino, il fermo di Trentini sarebbe da collegare a un presunto contatto del veneziano con frange ribelli che stanno organizzando insurrezioni per destituire Maduro.

Per Caracas, Trentini avrebbe sfruttato l'attività umanitaria come copertura per garantire libertà di movimento e contatti con i ribelli. Sebbene le accuse non siano state formalizzate e l'arresto non sia stato convalidato entro le 48 ore previste dalla legge, Trentini è stato inizialmente trattenuto in un commissariato a Guasdalito, per poi essere trasferito in una struttura carceraria a Caracas, riservata ai prigionieri politici.

Il suo caso rientra in quello delle cosiddette "desapariciones forzadas" (sparizioni forzate), poiché per giorni non si è saputo nulla della sua posizione.

Tajani: "Stiamo lavorando con determinazione e discrezione"

Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha confermato che l'Italia è impegnata per la liberazione di Trentini.

"Stiamo lavorando con determinazione e discrezione – ha dichiarato il ministro – per riportare a casa Trentini, così come abbiamo fatto con altri italiani in situazioni simili".

"Attraverso un incontro con l'incaricato d'affari dell'ambasciata venezuelana, abbiamo ricevuto conferma della detenzione e abbiamo chiesto una visita consolare", ha spiegato. Tajani ha ribadito la richiesta di liberazione sia per i Trentini sia per gli altri otto italo-venezuelani detenuti nel Paese.

Ma un primo risultato è arrivato nelle scorse ore, con l'annuncio della scarcerazione di un cittadino italo-venezuelano detenuto dalla Guardia Nazionale a San Juan de Los Morros. Tuttavia, il ministro ha sottolineato che l'Italia continuerà a lavorare per Trentini e gli altri connazionali detenuti.

L'appello della famiglia

Nel frattempo, i genitori del cooperante, insieme all’avvocata Alessandra Ballerini, hanno lanciato un appello per favorire il dialogo e facilitare il rientro del figlio.

“Nel pieno rispetto della sovranità territoriale del governo bolivariano e senza voler interferire nella diplomazia delle relazioni tra Italia e Venezuela, invochiamo l'attenzione di tutte le Istituzioni dei due Paesi circa la drammatica situazione di Alberto Trentini e chiediamo la sua liberazione affinché possa tornare a casa e all'affetto dei suoi familiari e amici.

Alberto Trentini è un cooperante e proprio questa sua missione umanitaria in Venezuela deve costituire "un ponte di dialogo" che consenta di raggiungere il risultato del suo pronto rientro in Italia. Lo chiediamo con forza e speranza.

La tradizione di familiarità tra Italiani, una delle più importanti comunità nel paese sudamericano, e Venezuelani impone questo segnale di pacificazione.”

A Venezia, città di origine di Trentini, le parrocchie del Lido hanno organizzato momenti di preghiera in suo sostegno, accogliendo l’invito della Farnesina a mantenere un basso profilo. Anche la comunità venezuelana in Italia si è mobilitata, organizzando incontri e discussioni online per sensibilizzare l’opinione pubblica sul caso.

Parallelamente, una petizione su Change.org per il ritorno a casa di Trentini ha raccolto quasi 30mila firme in meno di 48 ore. L’iniziativa sottolinea la forte solidarietà della società civile, che si unisce all’azione diplomatica per riportare Alberto in Italia al più presto.

Petizione per Alberto Trentini

"Chiediamo alle istituzioni italiane, europee e alle Nazioni Unite il massimo impegno e di agire con urgenza per ottenere il suo rilascio immediato e la piena tutela dei suoi diritti fondamentali; assicurare regolare assistenza consolare, legale e medica; permettere contatti regolari con i familiari, avvocati e rappresentanza consolare".

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