Delitto Cecchettin, parte il processo a Turetta. Chiesto un milione di risarcimento. Gino: "Filippo? Non avrei niente da dirgli"
Sì al processo lampo: Turetta, non presente oggi in aula, sarà ascoltato il 25 e il 28 ottobre. La sentenza arriverà il 3 dicembre. Ammessi alle parti civili solo i familiari di Giulia. Il Procuratore di Venezia Cherchi: "Non spettacolarizzare il processo"
A quasi undici mesi dalla morte di Giulia Cecchettin, è iniziato lunedì 23 settembre 2024 in Corte d'Assise a Venezia il processo a Filippo Turetta.
Delitto Cecchettin, parte il processo a Turetta: il 23enne assente in aula
La morte di Giulia è avvenuta l'11 novembre 2023 a Fossò, in provincia di Venezia.
Il 23enne di Torreglia, che rischia l'ergastolo, è accusato di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, crudeltà, efferatezza, sequestro di persona, porto d'armi continuato, occultamento di cadavere e stalking. Nella mattinata di lunedì 23 settembre 2024, Turetta non ha preso parte personalmente al processo presieduto dal giudice Stefano Manduzio ed è rimasto nella sua cella nel carcere Montorio di Verona.
"Oggi ho suggerito io a Filippo di non presentarsi in udienza" ha dichiarato alla stampa l'avvocato difensore Giovanni Caruso.
Ribadendo che non si tratta di una mancanza di rispetto per la Corte o i giudici, ha fatto sapere che durante il processo Turetta si presenterà in aula.
"Non spettacolarizzare il processo"
Il procuratore capo di Venezia, Bruno Cherchi, ha parlato ai microfoni chiedendo di non spettacolarizzare il processo:
"Il processo serve ad accertare le responsabilità personali e non a fare i processi ai dati sociali - ha dichiarato - questo non è il processo contro il femminicidio, ma nei confronti di un singolo soggetto che si chiama Filippo Turetta e che risponderà dei reati che gli sono stati contestati. Se si sposta questo quadro a obiettivi più alti si snatura il processo che non è uno studio sociologico che si fa in altre sedi".
Sì al processo lampo
Dopo essersi ritirata verso mezzogiorno, la Corte si è riunita intorno alle 14. Il giudice ha comunicato che le uniche parti civili saranno i familiari di Giulia. No, invece, alla costituzione di parte civile dei Comuni di Fossò e Vigonovo e delle associazioni Penelope; Differenza Donna (avvocato Maria Teresa Manente); Udi Aps (avvocato Rossella Mariz); I care you care e Insieme a Marianna contro la violenza sulle donne (avvocato Felicia d'Amico).
"Non mi oppongo alle costituzioni dei parenti, ovviamente, ma a quelle di tutte le associazioni che non hanno avuto danni diretti - ha sostenuto l'avvocato Caruso in aula - Si tratta di un caso tragico che ha interessato le forze più meritorie della società civile, in primo luogo i congiunti di Giulia in iniziative di carattere sociale, ma questo processo deve puntare a dire se Filippo Turetta merita una pena di giustizia e quale, non dev'essere una spettacolarizzazione che possa fare di Turetta il vessillo di una battaglia culturale contro la violenza di genere. I due Comuni non riesco a comprendere quale tipo di pregiudizio possano aver avuto in relazione a un esito tragico localizzato per motivi congiunturali, senza alcuna ratio".
Il giudice ha poi consentito all'acquisizione da parte della difesa del fascicolo del pubblico ministero. Filippo Turetta ha detto sì al suo esame. Accolto l'accordo tra la Procura e la difesa di non sentire nessun testimone: si tratterà quindi di un processo lampo. Il 23enne sarà ascoltato in aula il 25 e il 28 ottobre, mentre il 25 e 26 novembre ci saranno la discussione e le repliche. La sentenza arriverà il 3 dicembre.
Chiesto risarcimento di un milione di euro
In Corte d'Assise di Venezia ha preso parte invece Gino Cecchettin, padre di Giulia. Si è presentato in Tribunale alle 9, sulla giacca una spilla con l'immagine di Giulia e la scritta "Vola in alto Giulia- Noi con te". Prima dell'inizio dell'udienza, Gino Cecchettin ha preferito non parlare con i giornalisti.
Nell'atto di costituzione a parte civile depositato dall'avvocato Stefano Tigani, il papà di Giulia ha richiesto un risarcimento di oltre un milione di euro. Si tratta di 800.000 euro a risarcimento del danno "iure proprio", ossia il danno non patrimoniale subito con l'assassinio di sua figlia (la sofferenza e il dolore provocati dalla perdita della persona cara), a cui si aggiungono circa 250.000 euro a titolo di risarcimento "iure hereditatis", ovvero il danno che ha subìto Giulia e che viene trasmesso ai suoi eredi.
Durante la sospensione dell'udienza, Gino Cecchettin ha risposto alle domande dei cronisti:
"Non c'è giorno che io non pensi alla mia Giulia - ha dichiarato - Mi aspetto una pena giusta".
Sulla possibilità di un confronto con Filippo Turetta, il papà di Giulia ha dichiarato:
"No, perché dovrei? Il danno ormai lo ha fatto. Non avrei niente da dirgli".
Oltre alla richiesta di costituzione di parte civile avanzata da Gino Cecchettin, ci sono state anche quelle della sorella Elena Cecchettin, che non era presente in aula, con l'avvocato Nicodemo Gentile, di Davide e Alessio Cecchettin, fratello e zio paterno, con l'avvocato Piero Coluccio e di Carla Gatto, la nonna paterna, con l'avvocato Antonio Cozza.