Coppia gay vessata dal vicino omofobo a Marcon, costretta a cambiare casa
Nulla ha potuto nemmeno un ammonimento del questore, l'uomo si è accanito per anni
Sono arrivati a dover vendere la propria abitazione e trasferirsi altrove: è l'amaro epilogo per una coppia gay, residente a Marcon - Venezia - distrutta dalle continue vessazioni subite a causa del proprio orientamento. Insulti, minacce e offese che hanno portato uno dei due uomini a pensare di togliersi la vita, per la disperazione.
Una vicenda che conferma quanta strada ci sia ancora da fare nell'ambito dei diritti civili nel Paese (in copertina: immagine di repertorio).
Coppia gay vende casa per fuggire da insulti e vessazioni
Un vicino di casa omofobo, arrivato nel 2018, non ha lasciato tregua ai fidanzati. Dal momento in cui l'uomo si è trasferito vicino a loro sono cominciati insulti, minacce di morte, offese, finti investimenti in auto. Una violenza fisica e verbale continua. I due quarantenni hanno descritto la lunga serie di angherie subite, rivolgendosi a un legale.
Nel mese di gennaio 2024, un ammonimento del questore di Venezia Bonaccorso, poi impugnato, era riuscito a calmare la acque. Ma il copione dell'orrore è presto ricominciato.
Costretti a trasferirsi
Alla fine, come raccontato dal nostro portale nazionale News Prima, i due hanno scelto la soluzione più drastica, lasciare la casa che abitavano insieme dal 2007 e trasferirsi il più lontano possibile da Marcon.
"I miei assistiti ricevevano vessazioni continue, alcune subdole, altre velate, tutto sempre accuratamente senza testimoni", racconta a Gay.it l'avvocata della coppia, Veronica Campaner. "Un clima ostile, triste e malsano, quest’uomo spostava i suoi figli quando la coppia passava in cortile, quest’uomo simulava con l’auto il gesto di investirli, accelerando e poi frenando, quando li incontrata nei pressi dell’abitazione".
Paradossalmente lo stesso vicino protagonista di questi atti aveva denunciato i due per violenza privata, inventando che avessero impedito alla sua famiglia di uscire di casa con l'auto. Denuncia archiviata dal giudice.
Poi gli epiteti: "Fr*ci di m***a, vergognatevi", spiega l'avvocata. "i ragazzi hanno cambiato non solo comune, ma anche provincia, hanno timore di qualsiasi ripercussione da parte di quell’uomo".
Non si tratta di casi isolati
La cronaca conferma che questi episodi non sono casi isolati. Persiste ancora, in molte persone, una radicata omofobia.
Nel settembre 2023 abbiamo dato conto di due gravi episodi di stampo omofobo. Alla stazione di Pavia (Lombardia), una donna trans era stata aggredita da un uomo tra i 45 e i 50 anni. A Foggia (Puglia), invece, un ragazzo, dopo aver fatto coming-out coi genitori, è stato minacciato dal padre: "Ti taglio la testa - avrebbe detto al 20enne - ti ammazzo".
Ha suscitato indignazione anche un altro episodio di stampo omofobo, consumatosi nel Torinese, nell'agosto 2023, a danno di Adriano Canese, 76enne fondatore e titolare di "Radio Armonia". Per essere più precisi, a danno del suo manifesto funebre. L'uomo, omosessuale dichiarato e felicemente sposato, dopo aver combattuto una vita contro i pregiudizi più beceri, è stato oggetto di insulti anche da morto.
Sulle carte che davano l'annuncio della sua dipartita, infatti, è stato affisso un bigliettino che recitava "fr..i".
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Sarebbe bello derubricare la vicenda della coppia di Marcon come uno sfortunato caso isolato ma, come dimostra ampiamente la cronaca, purtroppo il problema esiste, ed è radicato.