Detenuti armati di spranghe scatenano il caos nel carcere di Venezia
Il segretario generale del SAPPE: "Stiamo vivendo un’estate di fuoco nelle carceri e servono immediatamente provvedimenti concreti e risolutivi"
Gravi disordini si sono verificati nel carcere di Venezia nella notte tra martedì 23 e mercoledì 24 luglio 2024, quando quattro detenuti armati di spranghe hanno dato il via a una rivolta.
Detenuti armati di spranghe scatenano il caos nel carcere di Venezia
Nella notte tra martedì e mercoledì quattro detenuti, armati di spranghe di ferro ricavate dalle brande, hanno messo a soqquadro il reparto di appartenenza e, dall'una di stanotte, nella Casa Circondariale di Venezia Santa Maria Maggiore.
A rendere nota la notizia questa mattina è stato Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria, che in una nota ha spiegato:
“I detenuti appartengono a una sezione che ospita una trentina di ristretti in un carcere che ne contiene complessivamente 245 a fronte di una capienza massima di 159 posti. A ciò fa da contraltare la penuria degli organici della Polizia penitenziaria, mancanti di 18mila operatori a livello nazionale e di un centinaio di unità a Venezia, su 145 presenti (da distribuire su più turni e servizi).
In queste condizioni, senza reali protocolli d’intervento operativo su cui si sia stati formati, con equipaggiamenti inadeguati e con la spada di Damocle della denuncia per tortura a ogni intervento di legalità, è davvero proibitivo operare”, spiega il Segretario della UILPA PP.
De Fazio ha inoltre rivolto un ennesimo appello alle istituzioni e al Governo Meloni:
"Rivolgiamo l’ennesimo appello alle istituzioni e al Governo Meloni. Servono interventi tangibili e immediati che non si rinvengono minimamente né nel decreto-legge 92, meglio noto come carcere sicuro, né nella legge di conversione per come emerge dagli emendamenti sinora approvati; così come è inutile discettare di improbabili Gruppi di Intervento Operativo (GIO) in queste condizioni. 14.500 detenuti oltre i posti disponibili, voragini negli organici della Polizia penitenziaria, carenze nell’assistenza sanitaria e psichiatrica, strutture fatiscenti, mancanza di strumentazione e disorganizzazione imperante richiedono molto altro. Mai come questa volta, negli ultimi trent’anni, temiamo per cosa potrà accadere nelle prossime settimane d’agosto”, conclude De Fazio.
La denuncia del SAPPE
A intervenire sulla vicenda è stato anche Giovanni Vona, segretario per il Triveneto del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria:
“Sono stati momenti di grande tensione, posta in essere da soggetti particolarmente aggressivi, di nazionalità straniera. Questa notte quattro detenuti hanno devastato la rotonda, l'ufficio della sorveglianza generale, distrutti computer, registri scrivanie, disordini nella Sezione ove ristretti, hanno incendiato lenzuola e giornali, tant'è che, per il fumo, è stato necessario evacuare i detenuti al passeggio. Chiamati in soccorso da casa colleghi fuori servizio. Solamente dopo una faticosa opera di mediazione, la protesta è rientrata questa mattina verso le 8. I detenuti magrebini protestavano per essere trasferiti”.
Anche Donato Capece, segretario generale del SAPPE, ha denunciato la situazione allarmante nel carcere veneziano:
“La situazione al carcere di Santa Maria Maggiore a Venezia è allarmante anche perché anche nelle scorse settimane altri agenti nel Triveneto penitenziario hanno subito aggressioni da parte della popolazione detenuta e ieri a Gorizia si sono vissuti altrettante ore di violenze e terrore.
Assurdo! Il personale è sempre meno, anche a seguito di questi eventi oramai all’ordine del giorno. Stiamo vivendo un’estate di fuoco nelle carceri e servono immediatamente provvedimenti concreti e risolutivi: espulsioni detenuti stranieri, invio tossicodipendenti in Comunità di recupero e psichiatrici nelle Rems o strutture analoghe. Il personale di Polizia Penitenziaria è allo stremo e, pur lavorando più di 10/12 ore al giorno, non riesce più a garantire i livelli minimi di sicurezza. Fino a quando potrà reggere questa situazione?”.
“Non è più rinviabile”, conclude il leader del SAPPE, che per questo si appella alle Autorità istituzionali e politiche, “dotare al più presto anche la Polizia Penitenziaria del taser e di ogni altro strumento utile a difendersi dalla violenza di delinquenti che non hanno alcun rispetto delle regole e delle persone che rappresentano lo Stato".