ZAIA FAVOREVOLE

Il Veneto potrebbe essere la prima regione ad adottare una legge su fine vita e suicidio assistito

Il governatore leghista, che sul tema si è esposto, potrebbe trovare supporto proprio negli avversari politici

Il Veneto potrebbe essere la prima regione ad adottare una legge su fine vita e suicidio assistito
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A Venezia, presso il Palazzo Ferro Fini, sede del Consiglio Regionale, si svolge una giornata storica con la votazione della legge di iniziativa popolare sul suicidio medicalmente assistito, promossa per la prima volta in Italia dall'associazione Luca Coscioni.

Il tema della fine vita diventa il fulcro di un acceso dibattito politico, rappresentando l'unico punto all'ordine del giorno del Consiglio. Affinché la legge venga approvata, sono necessari almeno 26 consiglieri favorevoli. La proposta di legge popolare aveva ottenuto il sostegno di 9 mila firme.

Il Veneto potrebbe essere la prima regione con un legge che regolamenti il fine vita

Il fine vita spacca la politica. Luca Zaia, fra gli uomini simbolo della Lega, si è esposto, con favore. Conscio che i suoi colleghi di maggioranza – ovvero FdI - siano contrari, mentre il Carroccio è diviso sulla questione. Il sottosegretario alla giustizia, Andrea Ostellari, ha espresso la sua contrarietà:

“Su questi temi c'è e ci deve essere la massima libertà. Zaia ha spiegato più volte come la pensa. Rispetto la sua posizione che è quella di un amministratore che deve rispondere a un territorio. Personalmente comprendo ma non cambia idea. Lo Stato non deve aiutare a morire ma a vivere nelle migliori condizioni”.

La proposta

Il progetto di legge in aula si pone l’obiettivo di “definire i ruoli, i tempi e le procedure delineate della Corte costituzionale attraverso una sentenza immediatamente esecutiva, ferma restando l’esigenza di una legge nazionale che abbatta la discriminazione tra malati oggi in atto”, si legge nel testo.

In sintesi, l’azienda sanitaria regionale – dietro richiesta dell’interessato e previa valutazione della Commissione medica multidisciplinare – “fornisce ogni supporto e assistenza, incluso farmaco, macchinario e assistenza medica per la preparazione all’auto-somministrazione alla persona malata che ne faccia richiesta”.

È inoltre prevista una riduzione dei tempi al fine di garantire alla persona “la morte più rapida, indolore e dignitosa possibile rispetto all’alternativa del rifiuto delle cure con sedazione profonda continuativa”.

Il termine complessivo è quindi di 27 giorni: 20 dal ricevimento della richiesta della persona; 7 giorni per l’esecuzione della prestazione. Tale verifica e assistenza ai trattamenti sono inoltre assicurate gratuitamente.

La proposta di legge non comporta infine variazioni in aumento o in diminuzione a carico del bilancio regionale perché ai costi si provvede “nell’ambito della dotazione per le prestazioni e servizi gratuiti con fondo sanitario regionale”, precisa la norma.

Il supporto di M5S e parte del Pd

La proposta di iniziativa popolare ha raccolto oltre novemila firme, sulle settemila necessarie. Per far passare il progetto di legge servirà il 50% più uno dei voti (palesi) dei consiglieri presenti a palazzo Ferri-Fini.

Il M5S si è detto favorevole, il Pd è spaccato sul tema, FdI è contrario e appoggiato dai pro-life. C’è la concreta possibilità che la legge, salvo “franchi tiratori” dell’ultimo minuto, potrebbe essere approvata.

Per il leghista Zaia, che sarà presente in aula “il Veneto è l’unica regione in Italia a trattare questo tema, a fronte di una richiesta civile e legittima di migliaia di cittadini”. Tuttavia, l’incognita più grande riguarda gli indecisi. Il governatore leghista potrebbe trovare supporto, inaspettatamente, proprio fra gli avversari politici.

Il caso Gheller

Restiamo in Veneto per dare voce a un caso importante sul tema. Con la sentenza Cappato che - pur non essendo una legge - dal 2019 è permesso ai pazienti che presentano situazioni intollerabili, e previa verifica dei casi, di autosomministrarsi un farmaco letale e porre fine alle proprie sofferenze. Solo uno di questi casi è noto attualmente in Italia: quello del vicentino Stefano Gheller.

Come racconta Prima Vicenza, da quando aveva 15 anni è costretto su una sedia a rotelle, a causa di una grave forma di distrofia muscolare di cui è affetto sin dalla nascita.

Gheller è costantemente collegato a un respiratore e non può usare le braccia se non per piccoli movimenti, questo gli impedisce di mangiare o bere da solo, oltre alla difficolta nel parlare e ai dolori posturali di cui soffre. A causa della sua malattia e del progressivo peggioramento delle sue condizioni, il 27 giugno 2022 Stefano Gheller ha scritto all'Ulss 7 Pedemontana per chiedere l'accesso legale al suicidio assistito.

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