Crollano i prestiti bancari a Venezia: cresce il rischio usura
Il calo dei prestiti bancari anche alle piccolissime imprese venete è comunque un fenomeno che è iniziato un decennio fa e si è interrotto solo nel biennio 2020-2021
Continuano a diminuire i prestiti bancari anche alle piccolissime e micro imprese della provincia di Venezia. Tra il 2021 e il 2022 gli impieghi vivi alle aziende con meno di 20 addetti sono scesi di circa 174 milioni di euro (-7,93 per cento).
Crollano i prestiti bancari a Venezia: cresce il rischio usura
Lo stock complessivo dei prestiti erogati a questo segmento di aziende è passato da 2,19 a 2,01 miliardi di euro. Tra le 107 province d’Italia monitorate in questa elaborazione, Venezia è tra quelle più in difficoltà: solo Sondrio, Forlì-Cesena e Ravenna hanno registrato una contrazione più elevata della nostra. Stiamo parlando della liquidità somministrata dagli istituti di credito alle imprese di piccolissima dimensione. Una platea di micro imprenditori costituita in massima parte da esercenti, piccoli commercianti, artigiani e lavoratori autonomi. L’elaborazione è stata realizzata dall’Ufficio studi della CGIA.
Con meno prestiti, anche le banche pagheranno il conto
E’ un problema non di poco conto. Afferma il Presidente della CGIA, Roberto Bottan:
“Queste micro realtà, tradizionalmente sottocapitalizzate e a corto di liquidità, da tempo non sono più appetibili commercialmente dal sistema bancario. Pertanto, la stretta creditizia venutasi a creare – associata all’esplosione del commercio on line, alla storica concorrenza praticata dalla grande distribuzione, al peso delle tasse e dei costi fissi - ha contribuito a diminuire in misura significativamente preoccupante il numero delle botteghe e dei negozi di prossimità presenti anche in provincia di Venezia. Una scia di chiusure iniziata molto tempo fa che, purtroppo, si sta ritorcendo contro le famiglie, che vedono peggiorare la qualità della vita dei luoghi in cui vivono, ma anche contro gli istituti stessi, che hanno perso correntisti e non trascurabili quote di mercato”.
Cresce il rischio usura
Tuttavia, sarebbe sbagliato accusare le banche di essersi “disinteressate” del popolo delle partite Iva. Il mondo del credito, purtroppo, nell’ultimo decennio ha subito molte restrizioni imposte dalla Banca Centrale Europea in materia di prestiti. Questi vincoli hanno aumentato enormemente la soglia del merito creditizio, “allontanando” tantissimi piccoli imprenditori dai canali ufficiali di approvvigionamento della liquidità.
E tra questi ultimi, purtroppo, non sono nemmeno pochi quelli “caduti” nella rete tesa dagli usurai; un fenomeno, quello dello “strozzinaggio”, molto “carsico” e sempre più spesso “controllato” dalle organizzazioni criminali che, nei momenti di difficoltà, sono gli unici soggetti che dispongono di ingenti quote di denaro pronte ad essere immesse nel mercato economico.
Il trend negativo è iniziato 10 anni fa
"Il calo dei prestiti bancari anche alle piccolissime imprese venete è comunque un fenomeno che è iniziato un decennio fa e si è interrotto solo nel biennio 2020-2021. Questa breve inversione di tendenza è avvenuta grazie al governo Conte bis che, all’indomani dello scoppio della pandemia, istituì un Fondo di garanzia pubblico per promuovere la liquidità alle Pmi colpite dall’emergenza Covid. Nell’ultimo decennio la restrizione del credito alle piccolissime imprese venete è stata pari a 7 miliardi.
In termini percentuali, invece, del -35,7 per cento; addirittura 10 punti in più della media nazionale. Ovviamente questo “tonfo” è ascrivibile, in particolar modo, alla scomparsa delle banche popolari (in particolar modo di Veneto Banca e Popolare di Vicenza), delle Casse di Risparmio e alle traversie che hanno vissuto alcune banche di credito cooperativo presenti nel nostro territorio.
A livello provinciale le situazioni di maggiore criticità si sono registrate a Treviso, Padova e Vicenza. In questo ultimo decennio nella Marca la contrazione è stata del 37,6 per cento (-1,4 miliardi di euro di prestiti erogati alle piccolissime imprese), nella provincia euganea del 40,6 per cento (-1,7 miliardi di euro), mentre in quella berica addirittura del 43,3 per cento (-1,2 miliardi). Nella provincia lagunare, invece, in dieci anni la stretta creditizia è stata pari a 961 milioni di euro pari al -31,6 per cento".