85enne con la polmonite bilaterale "parcheggiata" per dieci ore in ospedale
A sollevare un vero e proprio polverone è stata la consigliera regionale del Movimento 5 Stelle, Erika Baldin
Dieci ore in astanteria all’ospedale di San Donà di Piave, a 85 anni e con una diagnosi di polmonite bilaterale. L’allucinante vicenda, accaduta il 4 gennaio scorso, approda al Consiglio Regionale del Veneto dove la capogruppo del MoVimento 5 Stelle, Erika Baldin, ha presentato un’interrogazione a risposta immediata, volta a conoscere quali iniziative la Giunta intenda attuare per evitare il ripetersi di situazioni analoghe.
85enne con la polmonite bilaterale "parcheggiata" per dieci ore in ospedale
"Ciò che sconcerta - argomenta la consigliera - è che la signora è stata “parcheggiata” da mezzogiorno alle 22, addirittura negandole l’acqua per lenire la tosse, come dimenticata per via del troppo lavoro in carico allo stesso personale sanitario. Turni anche di dieci ore, riferisce la famiglia che ha incontrato gli stessi medici all’entrata e all’uscita dal plesso ospedaliero".
Non bastano le scuse all’anziana sfinita, che ha chiesto di essere mandata “a morire a casa”, dove per fortuna si sta riprendendo grazie al supporto del proprio medico di medicina generale:
"La questione degli organici - ribadisce Baldin - viene sistematicamente elusa dalla Regione, con le ULSS costrette a ricorrere a medici, infermieri e operatori socio sanitari forniti da cooperative private a prezzi esorbitanti. Ha ragione la famiglia, questa non è l’eccellenza di cui la maggioranza si pavoneggia: i medici non hanno colpa, è l’intero sistema sanitario del Veneto che va rivisto".
Secondo l’esponente del M5S:
"La sanità pubblica di prossimità deve tornare prioritaria, impedendo la fuga dei medici e l’espansione strisciante del privato, spesso non convenzionato".
Non è solo la questione di eliminare il numero chiuso dalle facoltà di Medicina:
"Le verifiche che l’ULSS ha promesso - conclude Erika Baldin - non cancellano la necessità di assunzioni immediate, al di là dell’impiego degli specializzandi e di una continuità assistenziale da ristrutturare. La mano pubblica si riappropri dell’esercizio di un suo dovere costituzionale".