Riesce a ottenere un finanziamento di 450mila euro dallo Stato per la sua azienda "fantasma"
Dominus occulto e mente dell’ attività illecita è risultato essere un cinquantenne originario di Chioggia...
Si è conclusa con la denuncia di 6 responsabili, di cui uno arrestato e uno colpito da ordinanza restrittiva, numerose perquisizioni tra le province di Rovigo e Venezia e il sequestro per equivalente per oltre 500.000 euro, un’articolata operazione di servizio condotta dai finanzieri della Tenenza di Adria e coordinata dal Sostituto Procuratore della Repubblica Dr. Andrea Bigiarini.
Azienda inesistente gestita da prestanome riesce a ottenere un finanziamento di 450mila euro dallo Stato
L’indagine, sviluppata anche attraverso un innovativo sistema di analisi messo a punto dal Comando Regionale Veneto al preciso scopo di ricercare, prevenire e reprimere le infiltrazioni della criminalità nel tessuto dell’economia legale a causa della pandemia ed evitare che il denaro pubblico sia illecitamente accaparrato a scapito della collettività, è stata avviata a seguito dei sospetti addensatisi sulla richiesta avanzata da una società cooperativa del Basso Polesine operante nel settore ittico e che nella fase più acuta della pandemia aveva richiesto e ottenuto l’erogazione di un finanziamento garantito dallo Stato ai sensi del D.L. 23/2020 c.d. “decreto liquidità” per 450.000,00 euro, attestando di possedere i relativi requisiti di legge.
In base alla documentazione prodotta la cooperativa vantava bilanci multimilionari e una apparente rete commerciale presente sia in Italia che all’estero. Tuttavia, ottenute le risorse pubbliche, la cooperativa aveva iniziato a far registrare molteplici insoluti per centinaia di migliaia di euro nei confronti di svariati partner commerciali, alternativamente non pagando o non restituendo la merce ricevuta, sfociate poi nella presentazione di 2 querele da parte di un’azienda spagnola e di una irlandese che lamentavano di essere state vittima di truffe perpetrate dai rappresentanti della cooperativa, subendo danni per oltre 130.000,00 euro.
Peraltro, altre anomalie sono state rilevate dall’incrocio dei dati dichiarativi e di bilancio con quelli estratti dalle banche dati, dai quali era emerso che la cooperativa non aveva mai presentato dichiarazioni fiscali dal 2019 e per le annualità precedenti mai emesso fatture.
A seguito degli approfondimenti investigativi, la struttura aziendale è risultata essere invece una realtà fittizia, priva di dipendenti e di struttura commerciale, una società-relitto inattiva, gestita apparentemente da una compagine di soggetti rivelatisi dei meri prestanome manipolati dall’esterno, privi di qualsiasi competenza imprenditoriale. Peraltro, a conclusioni analoghe era giunto il Tribunale di Rovigo che il 17 febbraio scorso ne aveva dichiarato il fallimento.
Dominus occulto e mente dell’ attività illecita è risultato essere un cinquantenne originario di Chioggia (VE) il quale ha presentato un bilancio falso per ottenere un finanziamento di 450.000,00 euro garantito dallo Stato e poi compiendo una serie di distrazioni patrimoniali e truffe a danno di fornitori, imprenditori nazionali e stranieri, mediatori creditizi e istituti di credito, reiterando la condotta fraudolenta dal 2020 ad oggi e approfittando dello stato d’emergenza concomitante alla pandemia.
A seguito delle indagini svolte il G.I.P. del Tribunale di Rovigo ha pertanto emesso una ordinanza di custodia cautelare e disposto l’esecuzione del sequestro preventivo dell’importo complessivo di euro 533.351,20 su beni, disponibilità finanziarie e quote societarie nella disponibilità degli indagati, corrispondenti al profitto dei reati commessi in concorso ex. art. 110 c.p., di indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato ex. art. 316 - ter c.p., truffa plurima aggravata continuata ex art. 640 e 61 n. 7) c.p., bancarotta fraudolenta preferenziale e per distrazione art. 216 e 219 l.f., nonché autoriciclaggio ex. art. 648-ter.1.
All’esito dell’intervento e delle molteplici perquisizioni locali e personali eseguite in Porto Viro (RO), Taglio di Po (RO) e Chioggia (VE), il soggetto a capo del sodalizio criminale è stato tratto in arresto e posto ai domiciliari con obbligo di braccialetto elettronico. Nei confronti di quest’ultimo e di un altro degli indagati il Tribunale ha disposto anche l’interdizione dall’esercizio di qualsiasi impresa per 12 mesi.
Il tempestivo intervento ha inoltre consentito di scongiurare un ulteriore danno allo Stato pari a euro 362.308,37 pari all’importo richiesto nel mese di luglio scorso al Ministero dello Sviluppo Economico da un istituto bancario a seguito dell’escussione della garanzia pubblica conseguente al fallimento della cooperativa che, a causa della scoperta della frode, non verrà erogata
L’attività portata a conclusione si incardina nel consolidato indirizzo strategico del Corpo volto a prevenire e reprimere ogni tentativo di frode a scapito dello Stato che vanificherebbe l’impiego di quelle risorse pubbliche che, soprattutto durante l’attuale congiuntura economica, rappresentano un importante fattore di rilancio per la ripresa e per lo sviluppo dell’economia del Paese, essendo dirette alle attività imprenditoriali che hanno subìto gravi conseguenze economiche per effetto dell’emergenza epidemiologica COVID-19 e che rappresentano la stragrande maggioranza delle imprese sane del tessuto economico polesano.
Con riferimento ai fatti penalmente rilevanti, per il principio della presunzione di innocenza, la colpevolezza delle persone sottoposte a indagine sarà definitivamente accertata solo a seguito di sentenza irrevocabile di condanna.