Inchiesta "Luxury Porterage"

Maxi frode nella logistica ma il Tribunale annulla il sequestro a uno degli indagati

Il blitz delle Fiamme gialle nei confronti di 9 soggetti e 15 società, aventi sedi legali ed operanti tra Padova, Venezia, Milano e Roma, era scattato lo scorso 8 febbraio.

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L’inchiesta, condotta dalla Guardia di Finanza e denominata “Luxury Porterage”, aveva consentito di accertare la commissione di decine di reati tributari.

Maxi frode nella logistica ma il Tribunale annulla il sequestro a uno degli indagati

Lo scorso 8 febbraio, il GIP di Padova dott.ssa Lazzarin, su richiesta del Sostituto Procuratore della Repubblica di Padova dott. Peraro, aveva dato esecuzione ad un maxi sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente per oltre 6 milioni di euro nei confronti di 9 soggetti e 15 società, aventi sedi legali ed operanti tra Padova, Venezia, Milano e Roma.

L’inchiesta, condotta dalla Guardia di Finanza e denominata “Luxury Porterage”, aveva consentito di accertare la commissione di decine di reati tributari, tra cui indebite compensazioni di debiti tributari con crediti d'imposta inesistenti, emissione ed utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti, omesso versamento di Iva.

Alcuni giorni addietro, tuttavia, il Tribunale del riesame di Padova ha annullato il sequestro preventivo disposto nei confronti di uno degli indagati, l’imprenditore M.L.: in particolare, i Giudici, accogliendo l’istanza presentata dai suoi legali, gli Avvocati Fabio Pinelli del Foro di Padova e Alfredo Foti del Foro di Roma, hanno revocato il sequestro che il GIP aveva inizialmente disposto a carico dell’imprenditore per un valore di oltre 2,5 milioni di euro, disponendo lo svincolo dei suoi conti correnti e la restituzione allo stesso dei beni oggetto di iniziale ablazione cautelare (tra i quali numerosi orologi marca Rolex e Patek Philippe per il valore di centinaia di migliaia di euro).

In ogni caso le indagini della Guardia di Finanza e dei Pubblici Ministeri proseguono, tant’è che nei prossimi giorni inizieranno le operazioni di accertamento tecnico sui cellulari e sui computer sequestrati agli indagati al fine di verificare il compimento di ulteriori attività illecite o comunque di individuare il coinvolgimento di altri soggetti nel sistema fraudolento.

L'antefatto

Nella mattinata dello scorso 8 febbraio, a conclusione di una complessa indagine di polizia giudiziaria coordinata dalla Procura della Repubblica alla sede, i Finanzieri del Comando Provinciale di Padova avevano dato esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo di beni, emesso dal competente G.I.P., per un valore complessivo di oltre 6 milioni di euro, profitto - secondo l’impostazione accusatoria - di reati tributari perpetrati, in concorso, attraverso le indebite compensazioni di debiti tributari e contributivi dovuti con crediti d’imposta inesistenti, oltre che con l’utilizzo e l’emissione di fatture false, nonché mediante l’omesso versamento dell’Iva dovuta risultante dalla relativa dichiarazione.

Decine di perquisizioni, sempre disposte dalla Procura della Repubblica, erano state effettuate nelle province di Padova, Venezia, Roma e Milano, presso il domicilio dei rappresentanti legali e le sedi delle società amministrate, allo scopo di acquisire ulteriore materiale probatorio.

Ad oggi le attività investigative, allo stato nella fase delle indagini preliminari, interessano 9 amministratori e 15 imprese e traggono origine da verifiche fiscali, condotte dal Gruppo di Padova nei confronti di società cooperative del settore della logistica e del facchinaggio, facenti capo ad un’ulteriore società cooperativa operante con funzione di consorzio, con sede a Padova, che agiva da stazione appaltante. Quest’ultimo soggetto giuridico acquisiva importanti commesse, eseguite tramite le prestazioni di lavoro dei soci delle varie consorziate. L’attività ispettiva ha consentito di delineare un accurato quadro indiziario sul conto degli amministratori delle società controllate in ordine all’indebito utilizzo in compensazione di crediti d’imposta riferiti principalmente ad asserite attività di ricerca e sviluppo, ritenute inesistenti, per il pagamento di debiti tributari e contributivi effettivamente dovuti.

Ulteriori accertamenti hanno permesso di rilevare, sulla scorta degli elementi sinora acquisiti, che alcune società cooperative, a vario titolo, hanno omesso di versare, entro il termine previsto, l’Iva dovuta in base alla relativa dichiarazione, pari a un ammontare superiore alla soglia penalmente rilevante, e hanno utilizzato fatture per operazioni inesistenti, emesse da società cartiere ubicate in Veneto, riconducibili agli stessi indagati, al fine di documentare costi non sostenuti per ridurre i ricavi generati dai servizi resi nei confronti della società cooperativa “capofila”.

Con riguardo a quest’ultima società, i Finanzieri hanno segnalato all’Autorità giudiziaria anche alcune condotte distrattive, tra cui una effettuata mediante la cessione di un ramo d’azienda ad una società per azioni, sempre collegata a uno dei soggetti coinvolti nell’indagine, per trasferire i migliori asset della prima, così determinando uno stato di insolvenza che, successivamente, ne ha comportato il fallimento, dichiarato dal Tribunale di Padova nel giugno dello scorso anno.

Grazie ad accurati accertamenti patrimoniali e finanziari preliminarmente effettuati dalle Fiamme Gialle, l’esecuzione del citato decreto di sequestro preventivo ha portato a individuare e sottoporre a vincolo cautelare beni mobili e immobili di pregio, questi ultimi nelle province di Padova e Venezia, nonché saldi di conto corrente, nella disponibilità degli indagati, fino a concorrenza degli ipotizzati proventi illeciti.

L’attività di servizio in rassegna s’inserisce nel più ampio novero dei compiti istituzionali assolti dalla Guardia di Finanza, quale forza di polizia posta a presidio della sicurezza economico-finanziaria del Paese, orientati, in tale contesto, alla tutela delle entrate e delle uscite dello Stato, nonché della concorrenza e dell’economia legale.

 

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