Underwater, il ritratto della "divina" Federica Pellegrini
Le sfide in vasca, quelle contro i propri limiti, le grandi vittorie e le sconfitte... una Federica Pellegrini diversa dal solito quella mostrata nel docufilm firmato Sara Ristori.
Un mito come lei, la Kikka nazionale, la "divina", non si costruisce in qualche minuto, ma si realizza nell'arco di una vita. Attraverso sacrifici, certo, rinunce, sudore e fatica. Ed è proprio questo aspetto, quello più "umano" che si racconta nel docufilm "Underwater", un vero e proprio ritratto della campionessa, della donna, di Federica.
Underwater, il ritratto della "divina" Federica Pellegrini
Dietro alla campionessa c'è tutto un mondo... i momenti più difficili da superare, i grandi sacrifici, le rinunce, la "guerra" contro i propri limiti, insomma, c'è l'umanità. Quell'umanità che spesso, dietro i successi, oltre i sorrisi sul podio, a volte viene messa un po' da parte, per lasciare spazio al mito. E in questo caso, proprio di mito parliamo.
Kikka, la donna dietro al mito
Un gigante, un pezzo di storia del nuoto, la Kikka nazionale, Federica Pellegrini, la divina, insomma, lei, la donna che ha portato la bandiera dell'Italia a sventolare per più di 20 anni sui gradini più alti dei podi internazionali. In questo caso, però, non parleremo dei suoi grandi successi, no, in occasione della presentazione del documentario "Underwater", firmato da Sara Ristori, tratteremo un po' quell'ambito dimenticato, quello più umano e meno divino.
Dalle prime vasche agli ultimi record
L'autrice infatti ha seguito la Pellegrini per quasi 300 giorni di preparazione alle olimpiadi di Tokyo. Mettere insieme i successi della Pellegrini, uno dietro l'altro, fa un certo effetto: se non si era colta la grandezza di questa incredibile campionessa, ora, dopo la visione del docufilm, non ci saranno più dubbi. Ma al di là dell'ultima olimpiade, di questa ultima avventura da record, c'è lo spazio per i ricordi. Le prime vasche, le prime vittorie, e anche le sconfitte.
Felicità e successi ma anche delusioni e sconfitte
La felicità e le delusioni, i periodi bui, il Covid. I tormenti. Ma anche il suo carattere, quella marcia in più che ha trasformato la donna in mito: quel suo non accontentarsi mai, quella sua rabbia, la sua energia, la tenacia. E poi i numeri, che in tempi di pandemia, sono diventati un po' il mantra del realismo: cinque olimpiadi, cinque finali individuali, prima medaglia d'oro olimpica femminile per l'Italia a Pechino 2008, record europeo nei 400 metri e record mondiale nei 200 stile libero. Record ancora oggi imbattuto.