Caso emblematico

Donna incinta vuole vaccinarsi, ma l'hub la rimanda a casa: "Serve il certificato del ginecologo"

E' successo a Venezia nel centro vaccinale di piazzale Roma.

Donna incinta vuole vaccinarsi, ma l'hub la rimanda a casa: "Serve il certificato del ginecologo"
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Il medico del centro vaccinale non se l'è sentita. Una responsabilità troppo grande quella che si sarebbe dovuto assumere e l'ha rispedita dal ginecologo. Ma l'ordine dei medici insorge: a tracciare l'anamnesi dei candidati al vaccino "deve essere il medico dell'hub. Non servono altri documenti".

Donna incinta vuole vaccinarsi, ma l'hub la rimanda a casa: "Serve il certificato del ginecologo"

C'è una situazione molto delicata che sta emergendo giorno dopo giorno e riguarda le donne in gravidanza. Molte, infatti, non hanno assunto il vaccino anti Covid per paura di reazioni avverse sul nascituro. Ma così facendo si espongono a gravi rischi, anche alla morte, come avvenuto alla 28enne non immunizzata di Santa Maria Capua Vetere, morta dopo il parto.

E con l'aumento di ricoveri raddoppiano anche le nascite dei prematuri. Ma nonostante il quadro generale sia questo possono capitare episodi davvero emblematici. Come quello che si è verificato lo scorso 7 settembre al centro vaccinale di piazzale Roma a Venezia, dove una donna in gravidanza si è vista negare il siero anti Covid. Il motivo?

Il medico voleva un certificato di buona salute

Il medico in servizio all'hub le ha esplicitamente imposto di farsi produrre dal proprio ginecologo un documento, un'attestazione di buona salute, sua e del bimbo in grembo. Solo dopo aver recepito questa dichiarazione il medico avrebbe proceduto con la vaccinazione. E se la donna si fosse rifiutata? Il medico non si sarebbe assunto la responsabilità e l'avrebbe rimandata a casa.

La donna torna dal ginecologo

A quel punto la protagonista della vicenda si è fatta scrivere nero su bianco la richiesta dal medico vaccinatore e con questo documento in mano è tornata dal ginecologo. Peccato che non risultino provvedimenti ufficiali in tal senso da parte della categoria e nemmeno a livello regionale o statale.

La scelta è stata condivisa solo dai vaccinatori

La decisione, hanno fatto sapere dall'hub, è stata maturata dai vaccinatori. Perché non esistere una letteratura scientifica consistente sugli effetti del siero anti Covid su gestanti e feto.

"Dobbiamo stare molto attenti e conoscere bene lo stato di salute della paziente - riporta il Corriere - In caso di eventi avversi la responsabilità è nostra".

La donna torna all'hub con l'anamnesi completa

La signora, ha dovuto fare un bel giro: lasciare l'hub vaccinale, andare dal ginecologo, e poi tornare al centro di piazzale Roma, 24 ore dopo, con l'attestato dello specialista. Ed è stata regolarmente vaccinata.

L'episodio, come si potrebbe facilmente intuire, ha provocato una serie di reazioni "avverse" da parte delle istituzioni mediche. In primis dai referenti dell'associazione ostetrici ginecologi ospedalieri italiani che hanno spiegato:

"L'anamnesi prima della vaccinazione deve essere redatta dal sanitario dell'hub. E il siero anti Covid è fortemente consigliato e raccomandato fini dal primo trimestre di gestazione. Questo proprio perché la donna che aspetta un figlio è in condizioni delicate, con un quadro immunitario impegnativo. Non c'è alcuna controindicazione. Ma i colleghi non vogliono assumersi le responsabilità".

Sulla stessa linea anche l'ordine dei medici:

"Assurdo costringere una donna incinta ad andare dallo specialista e poi a tornare al centro vaccinale esponendola, tra le altre cose, a una maggiore probabilità di contagio. Non c'è alcuna norma che definisca lo stato di gravidanza come uno dei motivi per ritardare l'assunzione del vaccino contro il Covid".

Immagine di copertina dal sito Medicitalia.it.

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