Marco Zennaro prigioniero in Sudan, l'appello del "suo" Venezia Rugby e la cordata degli imprenditori
L'imprenditore, ex giocatore della palla ovale e dirigente della società sportiva è in carcere nella capitale dello stato africano da quasi due mesi.
E' volato in Sudan per risolvere un problema lavorativo. Ed è finito in carcere: sono due mesi che Marco Zennaro è dietro le sbarre nella capitale del Paese africano. E ora si è creato un fronte della solidarietà che mette insieme istituzioni, associazioni di categoria e pure il mondo dello sport.
Marco Zennaro prigioniero in Sudan, l'appello del "suo" Venezia Rugby e la cordata degli imprenditori
Tutti al fianco di Marco Zennaro. Come una vera squadra, l'unione fa la forza. O meglio, questo è quanto si spera, in queste ore di angoscia per l'imprenditore veneziano e per i suoi famigliari, per tentare di risolvere una situazione che è diventata un vero e proprio "caso" internazionale.
L'ex rugbysta (e attualmente dirigente del Venezia Rugby), infatti, si trova al centro di una vicenda a dir poco preoccupante: arrestato una prima volta per truffa, per un affare tra la sua azienda veneziana e una ditta sudanese, poi scarcerato, è finito nuovamente dietro le sbarre, in condizioni disumane, per la morte del suo "mediatore" commerciale. E ora sono quasi due mesi che Zennaro è imprigionato.
E al di là della mobilitazione delle istituzioni, prima fra tutti, la Farnesina, ora il fronte della solidarietà si sta ampliando, andando a coinvolgere anche altre realtà. Come il "suo" Venezia Rugby, che nei giorni scorsi ha comunicato la propria volontà di schierarsi al fianco di Zennaro.
O come l'associazione di categoria Unioncamere che ha lanciato un appello, proprio per evitare che ci si "dimentichi" del connazionale, chiedendo, contestualmente, maggiore tutela all'estero per chi come Zennaro investe in Paesi emergenti. E' proprio un urlo di aiuto, quello di Unioncamere, che non lascia spazio alle interpretazioni: "Il Governo salvi Marco".
Marco Zennaro e l'affare in Sudan: ecco cosa è successo
Zennaro si era recato in Africa per risolvere la situazione lavorativa in cui si era trovato: era stato accusato di truffa per un affare su alcuni trasformatori. Ma una volta atterrato, era stato arrestato. Fino al primo aprile. Dopo aver convinto la controparte a ritirare le accuse in cambio di una lauta somma di denaro (400mila euro) e con la sigla di un accordo commerciale.
Tornato in aeroporto per prendere un volo alla volta dell'Italia, scattano nuovamente le manette. Questa volta, però, dietro la denuncia c'è il pericoloso Abdallah Ahamed, il fedelissimo del Generale Dagalo, principale finanziatore dell'azienda di distribuzione di Gallabi. Si pensa inizialmente a un altro tentativo di "estorsione" di denaro.
C'è chi pensa che Zennaro possa cavarsela con 700mila euro. Ma poi c'è la svolta che complica la vicenda: l'ormai "noto" distributore Gallabi viene trovato morto, annegato nel Nilo. Ora, in questo quadro intricato, in un Paese in cui violenza e corruzione sono all'ordine del giorno, è difficile poter contare su una Giustizia "giusta".
L'appello del Venezia Rugby
"Il Venezia Rugby, in relazione alle notizie preoccupanti che giungono dal Sudan sulla condizione di Marco Zennaro, imprenditore veneziano imprigionato e detenuto in condizioni disumane, sottolinea il ruolo che Marco svolge come dirigente della Società, educatore e formatore di giovani rugbisti, responsabile tecnico in virtù della grande esperienza maturata come giocatore di alto livello e per la profonda conoscenza del mondo e della cultura del rugby.
La fitta rete di contatti e amicizie maturate nello sport veneziano (ne ricordiamo anche la partecipazione come regatante a varie competizioni prestigiose) rendono la sua figura un punto di riferimento cittadino. Per questo il Venezia Rugby fa appello alla comunità rugbistica veneziana, agli altri club del territorio veneto, e a tutti gli sportivi affinché sia avviata subito una mobilitazione per la sua immediata scarcerazione e per il suo ritorno a casa.
L’appello è rivolto alla Federazione Italiana Rugby, alle Istituzioni sportive ai massimi livelli e alle Autorità politiche nazionali affinché intervengano con fermezza e determinazione verso il governo del Sudan. Ma l’appello è diretto anche alle Autorità cittadine e alle Istituzioni comunali, al Sindaco, ai partiti espressioni della comunità veneziana, in nome dei valori che lo sport sostiene e ai principi di legalità e umanità che devono guidare i rapporti fra i paesi. Non è un appello rituale.
Far sentire i cittadini e le loro istituzioni come una sola voce, e una voce forte, oggi è fondamentale per sostenere Marco e la sua famiglia, a cui va la nostra solidarietà e il nostro totale sostegno. Chiediamo che il Comune di Venezia si attivi come parte in causa in questa vicenda.
Ci muoveremo subito per concordare il modo più efficace per contribuire, insieme, al suo ritorno agli affetti familiari, alla sua attività di formazione sportiva, al suo lavoro di imprenditore: ritorno che ci auguriamo di poter salutare presto come possibilità concreta".
I contatti diplomatici
Il vice ministro agli Esteri Marina Sereni, secondo quanto trapelato, ha chiamato il sottosegretario sudanese agli Esteri. Tra i due ci sarebbe stato un lungo confronto telefonico tutto dedicato al caso Zennaro. L’ambasciata ha anche reso noto di aver già visitato Zennaro 58 volte da quando è stato imprigionato e ha promesso che lo farà ancora, almeno due volte a settimana. In ogni occasione il personale diplomatico ne approfitta per consegnare al 46enne cibo, vestiti, libri ma anche così la situazione per il prigioniero sarebbe ormai insostenibile.