Salvarono migranti, ora sono indagati: tra loro anche Casarini e l'ex assessore Beppe Caccia
L'accusa è di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e violazione di alcune norme del codice della navigazione.
Ci sono anche due volti noti in Veneto tra gli indagati nell'inchiesta "Mare Jonio" sui fatti avvenuti lo scorso settembre: si tratta di Luca Casarini e Beppe Caccia.
Salvarono migranti, ora sono indagati
Un'accusa gravissima quella formulata a carico dell'equipaggio della Mare Jonio, la nave che lo scorso settembre ha imbarcato alcuni migranti da una nave danese e che, secondo il procuratore capo di Ragusa, avrebbe compiuto tale missione solo dopo la firma di un accordo commerciale corposo.
Detta in altri termini, dunque, per l'accusa, la barca avrebbe imbarcato i migranti in seguito al pagamento di un corrispettivo in denaro. Un fatto, sempre secondo l'inchiesta, che metterebbe in discussione la natura stessa della Mare Jonio, configurando di fatto reati molto gravi, come il favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e la violazione di alcune norme del codice della navigazione.
Rischiano di finire sul banco degli imputati anche due volti noti in Veneto: Luca Casarini, voce della realtà no-global veneta e Beppe Caccia, Consigliere comunale e assessore nella Giunta del mandato di Massimo Cacciari.
Tra loro ci sono anche Casarini e l'ex assessore Caccia
Era il 5 agosto quando la nave danese Maersk Etienne salva la vita di 27 migranti. Tra questi c'era anche una donna incinta e un bimbo. Per più di un mese la petroliera vaga nel Mediterraneo, in attesa di indicazioni sul porto sicuro per permettere ai naufraghi di sbarcare.
A quel punto, l'11 settembre entra in azione la Mare Jonio che decide di imbarcare i migranti per farli scendere a Pozzallo. Ma è proprio in questa fase, secondo l'accusa, che gli indagati avrebbero portato a termine la missione solo dopo aver siglato un accordo economico a beneficio della Mare Jonio.
Tra gli indagati, Luca Casarini ha respinto con forza le accuse formulate, arrivando a definire l'intera inchiesta come un tentativo di bloccare l'operato della Mare Jonio.
Immagine di copertina dal profilo Facebook @Mediterranearescue.