Dopo la liberazione di ex esponenti

La Mala del Brenta torna a terrorizzare il Veneto: l'organizzazione mafiosa si è ricostituita nel 2015

Ma le Forze dell'ordine non sono rimaste a guardare: 39 persone sono indagate a vario titolo...

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Si tratta di un vero e proprio progetto criminale con un solo obiettivo: rimettere insieme i cocci della Mala del Brenta, la nota associazione mafiosa fondata a suo tempo da Felice Maniero, per tornare a seminare il panico in tutto il Veneto e non solo.

I "nuovi" mestrini volevano la testa del boss Maniero

Era il 2018 quando uno degli esponenti del gruppo dei mestrini della Mala del Brenta, Paolo Pattarello, uno dei promotori del progetto criminale della rinascita del sodalizio mafioso, fu intercettato mentre si lamentava con Loris Trabujo per aver perso le tre bombe con attivazione elettrica affidate a Salvatore Lodato (poi fermato a Peschiera dalla Polizia stradale) destinate, come ricostruito dagli inquirenti, al "traditore" Felice Maniero, e ai compari Paolo Tenderini e Alessandro Rizzi.

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Una vendetta vera e propria, quella meditata e poi mai portata a compimento, per colpire il fondatore del sodalizio criminale, "faccia d'angelo", che aveva "cantato" e i iniziato a collaborare con la Giustizia. Insomma il primo obiettivo della rinata Mala del Brent era proprio il "Re" dell'organizzazione mafiosa, l'ex capo indiscusso della Mala, che grazie alle sue confessioni aveva evitato il carcere, facendo arrestare decine di sodali. Compreso lo stesso Pattarello. Cercavano una sanguinosa vendetta, insomma, con le bombe.

La Mala del Brenta torna a terrorizzare il Veneto

La cosiddetta "frangia" dei mestrini, infatti, aveva tutta l'intenzione di ricostituire il gruppo, soprattutto dopo la liberazione di alcuni ex esponenti di spicco. Ma le Forze dell'ordine non hanno atteso un solo istante e l'intervento è stato immediato. Il 30 novembre, i Carabinieri del ROS - con il supporto in fase esecutiva dei Comandi Provinciali Carabinieri di Venezia, Padova, Treviso e Rovigo, dei Nuclei Carabinieri Cinofili di Torreglia (PD), Bologna e Laives (BZ), nonché di unità SOS/API - hanno eseguito un’ordinanza applicativa di misure cautelari emessa dal Tribunale di Venezia, su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di 39 soggetti, indagati a vario titolo, per associazione per delinquere, concorso esterno in associazione per delinquere, detenzione e porto di armi da fuoco, spaccio di stupefacenti, estorsione, rapina, usura e altri delitti, alcuni dei quali aggravati dalle circostanze previste dall’art. 416 bis 1 C.P.

L'organizzazione mafiosa si è ricostituita nel 2015

L’indagine, diretta dalla Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo di Venezia, ha documentato l’esistenza di gravi e concordanti elementi relativi alla ricostituzione della disgregata organizzazione mafiosa nota come Mala del Brenta ( già capeggiata da Felice MANIERO) e sviluppatosi, a partire dal 2015, anche a seguito della progressiva liberazione, dopo lunghe detenzioni, di esponenti della Frangia dei Mestrini, articolazione della Mala del Brenta.

La "frangia" dei mestrini

Secondo la ricostruzione fornita dalla Direzione distrettuale antimafia, insieme all'antiterrorismo di Venezia, i soggetti indagati avevano intenzione di ricostruire l'organizzazione mafiosa, la Mala del Brenta, dopo la liberazione di alcuni detenuti della frangia dei mestrini. Sono stati questi, quindi, i promotori del "progetto" criminale, una volta usciti dal carcere per la fine della loro detenzione.

Molti i nomi noti alle Forze dell'ordine

Gravi e concordanti elementi, infatti, hanno fornito un quadro molto chiaro: la volontà di ricostituire l'organizzazione a partire dal 2015. Molti i nomi (già noti alle Forze dell'ordine) che emergono dall'inchiesta: da Gilberto Boatto a Paolo Pattarello, da Antonio Pandolfo, detto "Marietto", a Gino Causin e Loris Trabujo. Il gruppo, reclutando nuove leve, tra cui un imprenditore del settore del trasporto turistico lagunare, è accusato di aver strutturato una pericolosa associazione per delinquere, aggravata dall'essere armata e composta da più di dieci associati, capace di condurre azioni efferate, caratterizzate da modalità di condotta evocative della forza intimidatrice, tipica dell’agire mafioso. Le attività delittuose che sarebbero state realizzate dall’organizzazione avrebbero interessato principalmente:

  • le estorsioni in danno degli operatori del trasporto acqueo con attracchi nella cd Isola del Tronchetto, con cifre che hanno raggiunto anche i 6 mila € mensili;
  • lo smercio di stupefacenti;
  • la consumazione di rapine e tentate rapine, con l’impiego armi da fuoco, condotte nei confronti di privati (anche presso abitazioni) ed attività commerciali, alcune delle hanno portato nelle casse dell’organizzazione considerevoli introiti.

 

I vertici dell’organizzazione, al fine di riaffermare un diffuso stato di timore nella popolazione nel solco già tracciato dalla Mala del Brenta e di riacquisire e progressivamente consolidare il prestigio nell’ambito criminale veneto, risulterebbero aver pianificato vari atti delittuosi in danno sia di singoli criminali con i quali erano entrati in concorrenza che di alcuni collaboratori di giustizia ritenuti responsabili delle proprie condanne, risalenti agli anni ’90 e 2000, per la partecipazione all’associazione mafiosa Mala del Brenta.

Nel corso delle indagini sono stati effettuati anche 6 arresti in flagranza, 3 denunce a piede libero nonché il sequestro di due pistole semiautomatiche complete di munizioni, 3 ordigni esplosivi radiocomandati ad alto potenziale e stupefacente del tipo cocaina. Sarà inoltre data esecuzione ad un provvedimento di sequestro di beni mobili ed immobili per un valore complessivo superiore ad 1 mil. di €.

Il commento del Governatore Luca Zaia

“La giornata si apre bene, con l’ennesima vittoria della legalità sulla criminalità. Complimenti e grazie da tutti i Veneti per bene ai Ros dei Carabinieri e alla Procura Antimafia, che hanno sgominato una banda composta da vecchi pregiudicati e nuovi malavitosi che agivano per arrivare al controllo del territorio”.

Con queste parole, il Presidente della Regione, Luca Zaia, plaude all’operazione del Ros e della Procura Antimafia, con un’ottantina di indagati e 39 arresti nella notte.

“Le prime notizie - aggiunge Zaia - parlano di droga, estorsioni, armi rapine e mancate vendette maturate nel mondo del crimine. Un mix devastante, per la legalità, ma anche per la serena convivenza sociale di un vasto territorio, che poteva avere conseguenze sempre più gravi. Averlo stroncato è una delle più importanti operazioni messe a segno dalla Forze dell’Ordine e dagli inquirenti negli ultimi tempi”.

“Stamattina – conclude Zaia – una vasta parte del territorio veneto sa di poter vivere più serenamente; sa che il crimine non si arrende, ma che i tutori dell’ordine non arretrano di un centimetro”.

Il Pd Veneto: "Grazie a magistratura e forze dell’ordine"

“Grazie ai carabinieri e alla Dda di Venezia per questa imponente operazione contro la nuova ‘mala del Brenta’. È la conferma, qualora ce ne fosse bisogno, di quanto la criminalità organizzata sia forte nella nostra regione e che tutti, a cominciare dalla politica, dovremmo considerarla un’emergenza veneta”.

In una nota il consigliere PD Andrea Zanoni, presidente a Palazzo Ferro Fini della commissione Legalità, esprime la propria soddisfazione per l’operazione che ha portato a 39 misure cautelari nelle province di Venezia, Padova, Treviso e Rovigo, per associazione per delinquere, concorso esterno in associazione per delinquere, detenzione e porto di armi da fuoco, spaccio di stupefacenti, estorsione, rapina, usura e altri delitti nell’ambito dell’indagine Papillon sulla ricostituzione della banda della Mala del Brenta.

“Più che delle doverose congratulazioni, però, gli inquirenti avrebbero bisogno di un supporto concreto a 360 gradi da tutte le istituzioni. La Regione, invece, nell’ultima manovra di bilancio ha deciso di ridurre dal 30 al 60% i fondi destinati alle leggi per promuovere la legalità e contrastare la criminalità organizzata”.

Sicurezza: il plauso del sindaco di Venezia Luigi Brugnaro per l'operazione "Papillon"

Il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, ha voluto esprimere il proprio ringraziamento alla Procura di Venezia e all'Arma dei carabinieri a seguito dell'operazione "Papillon", che ha visto questa mattina, martedì 30 novembre, l'arresto sul territorio di decine di persone con accuse, a vario titolo, per associazione a delinquere, concorso esterno in associazione a delinquere, detenzione e porto di armi da fuoco, spaccio di stupefacenti, estorsione, rapina, usura.

"A nome della città di Venezia e mio personale - ha detto il primo cittadino - voglio esprimere il più sincero ringraziamento al Procuratore capo di Venezia Bruno Cherchi, al sostituto Procuratore Giovanni Zorzi, ai carabinieri del Ros, al Comandante provinciale dell'Arma di Venezia Mosè De Luchi per l'importante operazione di questa mattina, denominata "Papillon", che ha portato 39 misure cautelari di cui 25 arresti, 7 domiciliari e 7 obblighi di firma".

"Un lavoro di alta professionalità, che dimostra come il nostro sistema di intelligence svolga un'opera constante, silenziosa e coordinata, nella ferma volontà di garantire legalità e sicurezza ai cittadini. Un impegno e una passione quotidiana che portano risultati concreti ed importanti. Continuiamo assieme su questa strada, per combattere il crimine e l'illegalità, difendendo l'onestà del nostro territorio. Grazie ancora a tutti coloro, che a diverso titolo, hanno contribuito a portare a termine questa operazione", ha concluso Brugnaro.

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